Di "rodeos" e "corridas de toros"

Dopo essere stata in Spagna per la prima volta e sentire l'attrazione di andare a vedere da vicino una "plaza de toros" dove non sono mai stata (e che inevitabilmente fa parte del mio immaginario come messicana che sono e con uno pro-zio che quando giovane fu "novillero"), mi trovo questo lavoro di Claire Eisenzopf che mi ha fatto tremare.






di Claire Eisenzopf, Internazionale 971 | 19 ottobre 2012 



 Tremo di fronte all'idea che ovunque, ancora oggi, abbiano luogo le radicate pratiche del "rodeo" e della "corrida".  Uomini e bestie si battono per vincere una lotta dove gli uni e gli altri si confondono: non esiste una ragione per la quale l'uomo civile deve comportasi in modo crudele e fare di questo uno spettacolo.

Mi sono chiesta a me stessa dove sono i limiti fra una pratica culturale socialmente e moralmente accettabile e quella del tipo barbarica, inumana e ingiustificabile in nessuna maniera? Sono solo io che la penso così? Sono solo io chi vuole vedere le cose più a fondo, e non si conforma con giustificazioni del tipo "culturalistiche" e "nazionaliste"?

Da vedere anche il lavoro di Andrew Testa, Death Row Rodeo.

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