Agnes Heller: La più grande filosofa della nostra storia a Merano

E' ospite della Casa delle donne e della Comunità ebraica e presenta il libro scritto insieme a Francesco Comina e Luca Bizzarri.

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presentazione del libro: I MIEI OCCHI HANNO VISTO (il Margine)
Lunedì, 3 settembre 2012, ore 20 Museo delle donne (Frauenmuseum),
Via Mainardo a MERANO


La grande filosofa ungherese, Agnes Heller, una delle più importanti e autoreboli voci del pensiero contemporaneo sarà a Merano lunedì 3 settembre alle ore 20 nella sala incontri del Museo delle Donne in via Mainardo per presentare il libro "I miei occhi hanno visto" (collana Vivavoce). La Heller inizia dal Trentino Alto Adige (a Trento la prima assoluta del libro sabato 1 settembre alle ore 18 nella sla Madruzzo al Grand Hotel Trento, su iniziativa della presidenza del Consiglio provinciale) un lungo tour attraverso l'Italia che la porterà a Verona, a Lucca, Pistoia, Firenze, Città di Castello, Fano, Bologna.

La Heller arriverà a Merano già domenica 2 settembre, accolta dalla Comunità ebraica che alle ore 10 le faranno vistare, come ospite d'onore, la mostra a Castel Tirolo: "Zachor - Ebrei nel Tirolo meridionale fra Otto e Novecento" e "Hai visto le mie Alpi?" Una storia d'amore ebraica".
Il volume, che verrà presentato è il frutto di un'intensa conversazione della Heller con Francesco Comina e Luca Bizzarri, che si è svolta a Verona nel corso di un soggiorno di quattro giorni durante il quale si sono affrontati tutti i temi più importanti del secolo passato e dei giorni nostri e che hanno visto la Heller protagonista e testimone autorevole. L'idea era nata a Bolzano nel corso di un incontro che si è tenuto lo scorso anno all'Università.

Da marxista a liberal-democratica, dissidente ed esiliata, la Heller affronta la sua straordinaria avventura attraverso il secolo dei totalitarismi e delle utopie. Il padre, anarchico e scrittore morto ad Auschwitz. L'ingresso a 15 anni nel ghetto e la forza dell'ottimismo per tirare avanti. L'evento malefico e sovrastorico di Auschwitz. Il cratere di Hiroshima. Il maestro indimenticato, György Lukács. La scuola di Budapest. La teoria dei bisogni nella società insoddisfatta. E poi l'abbandono dell'Ungheria nel 1978, l'Australia e New York. Gli aneddoti con gli amici di una vita, da Deridda ad Habermas, da Rorty a Kolakowski, da Fromm ad Adorno. E dopo la caduta del Muro e la fine del comunismo, il ritorno a Budapest, cuore inquieto dell'Europa, attraversato da sussulti neonazionalisti.
Il libro inizia con un canto all'Italia, Paese dove la Heller, maturò la sua libertà di pensiero: «Fu il mio primo viaggio in Occidente. Nelle vie, nelle chiese, nelle case, nei palazzi di Firenze ho incontrato un sogno, o meglio, ho incontrato il mio sogno di un mondo adeguato all'uomo». Così Ágnes Heller, nata in una famiglia ebrea di Budapest nel 1929, ricorda il suo primo viaggio in Italia e questo rappresenta il momento iniziale a partire dal quale si dipana la storia di una donna le cui vicende personali hanno segnato nel bene e nel male l'incedere di un secolo, il Novecento».

AGNES HELLER (Budapest 1929)
Filosofa ungherese, nata nel 1929, Agnes Heller è uno dei più autorevoli interpreti della complessità filosofica e storica della modernità. Sfuggita adolescente alle deportazioni naziste, diviene allieva e amica del filosofo György Lukács, e ne condivide i tormentati rapporti con il partito comunista successivo alla rivolta del '56. Durante il regime di Kádár, Heller viene progressivamente privata della possibilità di insegnare, di viaggiare all'estero e di pubblicare i suoi libri. Le vicende della "Scuola di Budapest" (composta anche, tra gli altri, da Mihály Vajda e György Márkus) vengono rese note all'opinione pubblica occidentale dalla lettera di Lukács al Times Literary Supplement del 1973. Nel '77 Heller lascia infine l'Ungheria per l'Australia, e quindi per New York, ove insegna tutt'ora presso la New School. A seguito della caduta del Muro, Heller ha fatto ritorno in Ungheria, pur non rinunciando al suo insegnamento in America.

Il pensiero di Heller si inserisce in un primo tempo nella linea di interpretazione lukacsiana del pensiero di Marx, analizzandone il nesso tra bisogni e valori. In seguito al trasferimento in Occidente, la filosofa ungherese concepisce tre grandi progetti: una filosofia della Storia, una teoria dei Sentimenti e una teoria della Morale. In tal modo, essa si iscrive all'interno del dibattito etico-politico contemporaneo: dalla discussione sulle contemporanee teorie di giustizia all'analisi storica della posizione degli Stati dell'Est europeo; dall'interpretazione della posizione sociale e morale dell'individuo nel mondo post-moderno, alla teoria del bello artistico e in particolar modo letterario (Shakespeare).

La filosofia di Heller si presenta, nella sua straordinaria varietà, come una ricerca intorno a un nucleo fondamentale: la ricchezza dell'uomo, del suo sentire, del suo produrre e soprattutto del suo agire politico e morale, delle sue modalità e condizioni di perfezionamento, verso l'incarnazione utopica contemporanea di quell'ideale di uomo ricco in bisogni, produttore di bellezza artistica, bontà pratica e giustizia politica.

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